Inserimenti lavorativi e longevità. I punti chiave della Cooperazione in Lombardia

 

Agroalimentare e welfare sono i settori trainanti del Terzo Settore in Lombardia. A confermarlo è il primo Report Regionale sulla cooperazione lombarda presentato lo scorso marzo in occasione dell’Assemblea di Confcooperative Lombardia 2024. Dal report è anche emerso che, con una percentuale del 65,3 %, in Lombardia, la maggioranza degli occupati nel Terzo Settore è donna. “I dati regionali parlano molto anche della nostra Provincia. Agroalimentare e welfare sono i due comparti trainanti anche nel territorio cremonese e l’occupazione femminile (e anche giovanile) è uno dei dei valori della cooperazione. Valore che però deve tradursi sempre più nell’accesso di donne lavoratrici a ruoli decisionali”, commenta il nostro Presidente Davide Longhi.

La cooperazione lombarda si è dimostrata resiliente, longeva e solida, anche negli anni più difficili della pandemia. Confcooperative Lombardia, principale associazione di rappresentanza del movimento cooperativo lombardo, alla quale siamo associati, registra 1115 cooperative tra i 20 e i 50 anni di attività, 251 con oltre 50 anni di operatività e 161 imprese ultracentenarie. “I dati dimostrano che la forma d’impresa cooperativa è una impresa che sa affrontare e superare le sfide dell’oggi, uscendone comunque reinventata e con uno slancio sempre diretto verso la propria missione costitutiva. Quanto una forte mission, non solo economica, sta alla base di una organizzazione, l’organizzazione se ben gestita ha una marcia in più”, aggiunge Davide Longhi.

Il fiore all’occhiello segnalato dal report è la cooperazione di tipo B, l’imprenditorialità cooperativa che si occupa dell’inserimento di persone svantaggiate. La nostra Regione, in merito, segna un record con 6000 persone con svantaggio assunte su un totale di 16000 dipendenti legati alle cooperative di tipo B. Un tema affrontato spesso anche con il nostro Consorzio. “Stiamo vivendo una fase del mercato del lavoro molto delicata. Le imprese si stanno interrogando come “cambiare” per essere più attrattive, ma anche più accoglienti circa le istanze che i giovani (e non solo) lavoratori oggi presentano. Ora è l’impresa che deve adattarsi per attrarre sempre più lavoratori che portano istanze non solo lavorative, ma legate al proprio progetto di vita a 360°. In questo la cooperazione sociale di tipo B è stata e vuole continuare ad essere profetica: l’impresa che si adatta per poter permettere a soggetti svantaggiati, nella cui vita il lavoro è una dimensione magari non assoluta, di potersi esprimere ed essere generatori di ricchezza, per stare sul mercato. Penso che tra privato sociale e privato for profit gli spazi per un dialogo di crescita comune su alcune sfide dell’oggi siano tutti da esplorare”, conclude il nostro Presidente.