Obiettivo 16 e la Giustizia Ristorativa, Lizzola e Dighera: “Nessuno si può chiamare fuori dai conflitti”

 

“A Lomazzo era stato incendiata la porta di un centro giovanile ed erano stati distrutti i giochi per i bambini. Le forze dell’ordine avevano arrestato dei ragazzi e i media ne avevano dato molta visibilità. Il giudice aveva scelto di inserire questi giovani responsabili in un percorso di ‘giustizia restorativa’. Si è lavorato molto con i ragazzi autori di quei gesti e con quelli che frequentavano il centro, con i loro genitori e con i residenti del quartiere. Il percorso è durato un anno. Alla fine, non solo i ragazzi hanno aiutato a riparare i danni, ma si sono incontrati ‘colpevoli’, ‘vittime’ e comunità, hanno rappresentato vicendevolmente il proprio dolore, hanno capito cosa è bene comune e alla fine insieme hanno organizzato una festa per inaugurare gli spazi e i giochi sistemati”.

Per l’obiettivo 16 dell’Agenda 2030, Pace, giustizia e Istituzioni forti, grazie al Comune di Cremona che li ha coinvolti nel primo Tavolo Provinciale della Giustizia Riparativa partito in città, abbiamo parlato con Ivo Lizzola, Professore ordinario di Pedagogia sociale e di Pedagogia della marginalità e del conflitto e della mediazione presso il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università di Bergamo, e Bruna Dighera, psicologa e psicoterapeuta de L’innominato, il tavolo lecchese per la giustizia restorativa. Li abbiamo incontrati a margine degli incontri che il Comune di Cremona ha avviato coinvolgendo soggetti del terzo settore, tra cui alcune nostre cooperative, Asst, Uepe (Ufficio per l’esecuzione penale esterna), Ussm (Ufficio di Servizi Sociali per Minorenni), carcere, Azienda Sociale Cremonese, Comune di Crema, Ufficio di piano di Crema e Centro di Servizio per il Volontariato (Csv) Lombardia Sud, sui temi della giustizia ripartiva e in generale sulla questione penale.

Non c’è giustizia e non c’è pace se non ci si appoggia a processi di vita comune che tengono dentro diritti e obbligazioni, conflitti e nuovi patti. In questo, nella continua e necessaria ricerca della riconciliazione, della ricostruzione, del futuro, si manifesta anche la forza o la debolezza delle istituzioni”, comincia Ivo Lizzola approfondendo l’obiettivo 16. “Le istituzioni forti – aggiunge Bruna Dighera sono istituzioni capaci di garantire luoghi e condizioni, anche attraverso regole, a chi è in conflitto, a chi ha subito, a chi ha fatto del male. Sono istituzioni che promuovono agorà e non arene”.

L’ambito è quello della giustizia restorativa, non riparativa, come spiega Bruna Dighera: “Non c’è un corrispettivo italiano di Restorative Justice e dunque, nella Riforma Cartabia che nel 2022 ha introdotto e regolamentato questa pratica, si è adottato il termine ‘riparativa’, ma è fuorviante. L’obiettivo non è ‘solo’ quello di riparare un danno, ma di ristorare le sofferenze e i danni che i conflitti lasciano tra le persone e nelle relazioni. La giustizia restorativa non toglie valore ad altre giustizie, riparativa o riabilitativa ad esempio, ma apre ad un’altra possibilità che non pone l’attenzione solo sul reo, ma coinvolge anche chi ha ricevuto l’offesa e chiama in causa la rete di relazioni della convivenza”.

E allora, la comunità diventa il contesto in cui far avvenire l’incontro, “il luogo – continua Lizzolain cui si riaprono le storie, in cui chiedere conto delle responsabilità, in cui il dolore, tuo e degli altri, viene ascoltato e condiviso, in cui si cerca insieme di schiodare il rancore e riparare i legami, in cui tutti comunque escono diversi”, perché nessuno si può chiamare fuori dal conflitto insito nella convivenza. Perché la giustizia non è a due, il reo e la vittima o il reo e lo Stato, ma è a tre: c’è sempre una comunità ferita, una città da ristorare.

“Nell’ambito dei progetti “Un Futuro in Comune” e “Un Futuro in Comune. Per essere a fianco di chi è vittima”, di cui il Comune di Cremona è capofila, finalizzati allo sviluppo di un sistema regionale di giustizia riparativa e di assistenza alle vittime di reato – spiega l’Assessore alle Politiche sociali Rosita Viola abbiamo l’obiettivo di promuovere ed implementare una rete istituzionale e territoriale che possa sostenere e accompagnare lo sviluppo delle azioni previste attraverso la collaborazione ed il confronto fra i diversi soggetti: istituzioni, enti, cooperative ed associazioni. A tal fine proponiamo l’attivazione di un Tavolo di Coordinamento Provinciale con il compito di avviare un confronto e costruire percorsi congiunti partendo dalla giustizia riparativa, ma con uno sguardo più complessivo sui temi della giustizia in generale e il rapporto con il territorio, e di sviluppare in modo uniforme ed omogeneo anche i servizi di giustizia riparativa e di assistenza alle vittime di reato. Abbiamo pensato così ad un ciclo di incontri finalizzati ad una prima condivisione di idee e linguaggi sul tema della giustizia riparativa con il supporto di persone esperte che ci hanno accompagnato e che ringraziamo per la ricchezza, la profondità dei contenuti proposti e lo spazio di riflessione”.

Il Tavolo cremonese sulla giustizia ripartiva nasce nell’ambito del progetto regionale “Un Futuro in Comune” che vede Regione Lombardia (Direzione Generale Famiglia, Solidarietà Sociale, Disabilità e Pari Opportunità) capofila di un progetto regionale in partenariato con i comuni capoluogo di provincia, i quali, a loro volta, sono responsabili dei piani di attuazione provinciale. Il progetto, seguito per Cremona dal Settore Politiche Sociali e dall’Assessore Rosita Viola, è finanziato con il contributo di Cassa delle Ammende e i partner sono Cooperativa Dike, Associazione Libra e Associazione Il Gabbiano Onlus. Oltre al Tavolo cremonese sulla giustizia riparativa, il Comune di Cremona ha attivato il servizio di assistenza alle vittime con due punti di accesso: uno presso il Comune di Cremona (POIS), uno presso il Comune di Crema settore (PUA).