All’aria aperta e in piccoli gruppi i ragazzi di Nazareth ricominciano a intrecciare i fili della socialità

 

“Vediamo chi arriva prima?”. “Allora preparati a mangiare la polvere”. Tre, due, uno, via. Ed ecco che tirare i fili per la coltivazione delle more all’azienda di agricoltura sociale Rigenera, diventa una vera e propria sfida. Per riprendere la socialità.

Protagonisti Donald, Martina, Saad, tre dei quindici ragazzi del Servizio di formazione all’autonomia della Cooperativa Nazareth e i loro educatori Daniela, Aldo, Fatou e Andrea. Il Centro Diurno Giona di via Bonomelli, che solitamente i ragazzi frequentano all’interno del progetto educativo individualizzato, è aperto solo per le attività singole (per esempio il ripasso per un’interrogazione o il colloquio individuale con l’educatore). Le attività  collettive laboratoriali, espressive e sportive sono ancora sospese. Nel periodo della quarantena, i rapporti individuali con i ragazzi e con le loro famiglie non si sono mai interrotti, sono stati mantenuti con modalità a distanza, ma adesso c’è voglia e bisogno di ricominciare a stare insieme, sul serio. Ecco perché, da qualche settimana, da quando le disposizioni anti-Covid lo hanno consentito, la Cooperativa Nazareth ha proposto ai ragazzi attività all’aperto in microgruppi.

Per iniziare, gli educatori hanno organizzato passeggiate sull’argine coinvolgendo due ragazzi per volta. “Per me è stata una genialata – racconta Donald, 15 anni – Camminare è stato utile per ritornare a parlare assieme”. “Per me  – prosegue Martina – il periodo della quarantena è stato molto triste perché ero abituata ad uscire molto. Ora che ci possiamo vedere, anche se piano piano e con le mascherine, mi sento più libera”. In questi giorni la Cooperativa Nazareth ha cominciato a strutturare qualche proposta “allargata” a 3/4 ragazzi, come quella all’azienda agricola di Rigenera per tirare i fili delle more. “Un’attività semplice  – spiega Aldo, educatore della Cooperativa – ma che ha consentito ai ragazzi e agli educatori di passare del tempo all’aria aperta, fare un’attività che comporta anche un po’ di fatica, stare insieme in un contesto non formale”. E alla fine, una meritata merenda (rigorosamente in sicurezza) a base di pane e salame o nutella.

“Dopo la quarantena, non era scontato per questi ragazzi l’uscire di casa – conclude Daniela, educatrice Nazareth – Nel periodo di isolamento li abbiamo ‘tampinati’ per non perderli, per il supporto all’attività scolastica a distanza certo, ma anche per semplici chiacchierate. Qualcuno di loro si è un po’ seduto, ma complessivamente i ragazzi hanno retto bene a questa emergenza. Ora stiamo lavorando per creare occasioni di socialità in sicurezza. Stiamo pensando a biciclettate anche fuori regione, adesso che si può, o a momenti più formativi con testimonial al campeggio, oppure per qualcuno di loro a piccoli percorsi di prova lavorativa”. Per ricominciare a intrecciare fili, quelli reali, delle relazioni, in sicurezza.

 

L’attività all’aperto a favore del ritorno alla socialità è stata possibile grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, impegnata anche nella promozione di progetti sociali.
#conFondazioneCariplo.