Ambra, coordinatrice dei servizi educativi di Santa Federici, “stare con i ragazzi è linfa”

 

“Sono coordinatrice dei servizi educativi domiciliari, ma svolgo ancora attività operative come educatrice, anche a domicilio. Per me stare con i ragazzi è linfa che mi spinge a fare questo lavoro.” Ambra, laureata nell’ambito socio-sanitario, mamma di due bambini, ha iniziato a lavorare per Santa Federici come educatrice del Centro Diurno Disabili. Dopo questa esperienza, è stata per 3 anni educatrice domiciliare, prima di diventare coordinatrice del servizio. “L’educatore a domicilio è un compito motivante, anche se a tratti difficile. Nel contesto familiare, tocchi corde che non si toccano nelle strutture assistenziali. Hai modo di entrare in contatto con gli altri membri della famiglia, ascoltare le loro necessità e viverle con loro”, racconta.

Quella di Santa Federici è una realtà multisettoriale e rivolta a diversi utenti. “Per quanto riguarda gli anziani, – spiega Ambra – ci occupiamo di SAD, ovvero li accompagniamo nello svolgimento delle autonomie quotidiane, come banalmente alzarsi dal letto e preparare il pranzo, ma anche di RSA aperta, in sinergia con la Fondazione Busi, per rallentare il momento della degenza”. 

Ma ci sono anche attività rivolte ai minori che si trovano in condizioni di svantaggio e fragilità (attualmente ne sono coinvolti circa 20). Oltre a mettere a disposizione un educatore a domicilio per chi ha necessità di terapie o di metodologie comportamentali, negli ambienti della cooperativa, e non solo, vengono organizzate attività laboratoriali nel doposcuola. Si tratta di interventi per sperimentare la socializzazione e sviluppare alcuni pre-requisiti cognitivi. “Il nostro obiettivo è quello di renderli capaci di svolgere i propri compiti quotidiani. Per raggiungerlo, organizziamo anche esperienze in altri ambienti. Ad esempio, il play dog, un’attività che insegna come prendersi cura degli animali e il Fitness, un lavoro sul proprio corpo”, aggiunge la responsabile.

La pandemia ha contribuito ad aggiungere una fetta a un servizio già ad ampio spettro. “Nell’ultimo periodo ci sono stati segnalati anche ragazzi più grandi. – spiega Ambra – Molti adolescenti a causa della DAD hanno vissuto un disagio sociale. Per recuperare la capacità di socializzare, la famiglia si rivolge agli assistenti sociali che, a loro volta, contattano realtà come la nostra.”

La Pasqua è vicina, come cambia il servizio nei periodi festivi? “Viene rimodulato in base alle chiusure scolastiche per stare più tempo con i minori e agevolare le famiglie. In più, l’attività è concentrata sulla realizzazione di oggetti che rimandano al tema pasquale da portare a casa”.