Anziani, il dottor Perati: “Serve una maggiore cultura geriatrica, soprattutto in ottica di medicina territoriale”

 

Dottore, ma alla fine a che età si è anziani? “Bella domanda. Diciamo quando non si è più in grado di adattarsi alle modifiche del corpo, della mente e dell’ambiente. C’è un’età adulta anziana e un’età adulta anziana con fragilità che è quando si perde l’autosufficienza. A quel punto scattano le ‘reti di sicurezza’ che sono rappresentate spesso dalla famiglia che a volte c’è, a volte c’è in parte e a volte porta pesi considerevoli”. 

L’emergenza coronavirus li ha portati alla ribalta delle cronache e delle politiche, anche sanitarie: gli anziani. Ne abbiamo parlato con il geriatra di Cremona Welfare, il dott Gialuigi Perati, da 24 anni al Vismara di S. Bassano e libero professionista presso il Poliambulatorio di via Bonomelli. “In questi mesi – ci ha detto – in tanti hanno parlato di anziani, spesso senza conoscere davvero questo mondo e soprattutto il mondo delle Rsa. Curare un anziano, magari con demenza, è pesante: occorre avere conoscenze, competenze e costanza. Spero che questo periodo così grave possa generare almeno una maggiore cultura geriatrica, soprattutto nell’ottica della medicina territoriale. Occorrono programmi nazionali e non diversi da regione a regione”.

Il dottor Perati riceve al Poliambulatorio dal 2018. “Dopo il lockdown di marzo abbiamo avuto un maggior numero di richieste per visite geriatriche – dice – Un po’ per arretrati, un po’ per la mancanza di colleghi, purtroppo alcuni deceduti o in difficoltà di salute, un po’ perché la medicina generale non sempre va a domicilio e quindi a volte c’è una carenza di punti di riferimento”. E rispetto alle patologie è cambiato qualcosa con questa emergenza? “Posso dire che quando nella Rsa abbiamo ripreso gli ingressi di nuovi ospiti, quasi la totalità delle persone sono entrate con una diagnosi di demenza – ci spiega il dotto Perati – Erano persone che venivano curate al domicilio e che con questa situazione hanno avuto un peggioramento. E anche nell’attività ambulatoriale abbiamo riscontrato una prevalenza di questo disturbo”.

“La nostra è una società che sta invecchiando sempre di più – conclude Perati – Le cure territoriali che abbiamo non sono ancora in grado di sopportare il carico. Occorre lavorare di più anche su soluzioni intermedie tra domicilio e Rsa come quella in via XI Febbraio. E rispetto alle cure domiciliari aprirsi alle nuove tecnologie che possono essere strumenti interessanti di monitoraggio, ma che comunque necessitano delle persone che le gestiscono e non possono sostituire l’incontro personale. Ecco, spero che, anche a partire da questa emergenza, l’approccio complessivo al mondo degli anziani possa cambiare in meglio”.