Bella storia. Di Natale. Gli auguri del nostro Consorzio
Quest’anno abbiamo chiesto ai membri del CDA del nostro Consorzio di fare gli auguri a tutti i soci attraverso una storia. Una storia inerente alla cooperativa o al Consorzio che racconteranno a Natale ad amici e famiglia. Ecco le loro belle storie di Natale!
Davide Longhi (presidente)
L’aperitivo natalizio al BonBistrot
“È lunedì, sono circa le 19.30.
Attorno ad un tavolone di legno, con due panche disposte sui lati lunghi, siedono alcune persone.
Al centro dei vassoi con pane, pizze, salsine, formaggio, salame e delle fette di panettone.
Il tavolo si trova al BonBistrot al Civico81, sede del Consorzio Sol.Co.
Pane, salse, pizze sono prodotte dai lavoratori, anche persone disabili o detenute, di alcune cooperative.
Gigi è uno storico volontario di diverse cooperative del Consorzio Sol.Co.
Caio e Lauretta hanno contribuito alla nascita del Consorzio e tuttora sono impegnati nelle sfide quotidiane delle loro cooperative.
Diego è da poco presidente di una cooperativa socia del Consorzio e membro del CDA.
Tommaso è un bravissimo collega di Diego, viene dal profit, ha scelto di cambiare e lavorare in una cooperativa.
Il panettone è artigianale e prodotto in un carcere, da persone lavoratrici detenute. Il panettone non è avanzato quella sera.
Pier, è un prete, ma tutto lo chiamano solo Pier. È stato presidente di una cooperativa del Consorzio e ha appena celebrato messa per uno scambio di auguri.
Giusi è stata presidente del consorzio solco fino al 2022. Ora è presidente di una cooperativa del consorzio e di un consorzio nazionale.
Davide sono io, il narratore, attuale presidente del Consorzio.
Quella tavola, quel lunedì, in occasione dello scambio di auguri del Consorzio, è stata per me una bella storia che continua ad essere raccontata da 36 anni: un luogo, una occasione, convivialità, il valore del lavoro svolto con chi viene “scartato” da altre realtà (quelle salsine, quel panettone), il passato e il presente del Consorzio che continuano a parlarsi e, chissà, che oltre ad augurarsi buon Natale, stanno augurando un bel futuro, a se stessi, a chi verrà, sempre insieme”.
Susanna Lanzi (vice presidente)
La storia di una bambina con tante paure
Racconta una storia ispirata dalle persone che si incontrano nei servizi delle coop. “C’era una volta una bambina che aveva così tante paure che non riusciva più a sollevare lo sguardo, né uscire dalla sua stanza, tantomeno raccontare cosa la stesse angosciando.
Il giorno della Vigilia arrivò da lei la sua nonna, che abitava lontano da lei, quasi dall’altra parte del mondo, in Giappone.
Arrivò, non le disse nulla, la prese per mano, cantando la canzone che ogni volta che arrivava da lei, fin da neonata le cantava, in giapponese.
La bimba non comprendeva ciò che ascoltava, ma si faceva cullare e amava la voce della sua nonna, e il tocco della sua mano.
Si fece prendere per mano, e senza dirsi nulla, soltanto ascoltandosi, uscirono sotto la neve, sorridendo, sguardo alto e fiero, entrambe”.
Diego Negrotti
Una fusione tra persone e spazi
Il nostro racconto parla di un anno particolare, il 2024, ma parte molto prima. È la storia di Meraki nata a fine 2022 dalla fusione di tre cooperative sociali, Ventaglio Blu, Santa Federici e Il Cerchio.
“Con l’arrivo del 2024, Meraki e tutto ciò che c’era intorno ha iniziato a cambiare e al contempo a prendere una forma più chiara. Un po’ come quando, dopo una grossa nevicata, si scorgono finalmente le linee bianche dei tetti innevati. Un paesaggio così familiare eppure anche così diverso.
Gli spazi dedicati ai servizi e agli uffici hanno iniziato a mutare fino a diventare un incantevole palazzo, fatto di vetrate ampissime dove la luce entra in abbondanza e stanze ancora più grandi. Vedendo tanta meraviglia anche le persone in Meraki hanno cominciato a chiedersi: ‘Come possiamo valorizzare ancora di più i nostri servizi e aiutare meglio le persone? Certo il palazzo è un vero incanto, ma possiamo far accadere magie ancora più belle!’
Si scelse allora un nuovo gruppo che potesse guidare le azioni di tutti quanti verso un futuro più splendente e ricco di novità. Il gruppo decise che fosse necessario partire dal cuore della cooperativa: i lavoratori e le lavoratrici! Sì, perché la missione di Meraki è aiutare chiunque si rivolga a lei ad autodeterminarsi e a stare bene, e ciò è possibile solo migliorando il benessere di chi lavora in Meraki. Hanno cominciato a valorizzare i talenti di ciascuno e a migliorare le tecnologie che potevano permettergli di farlo.
Adesso Meraki si prepara a un anno nuovo con un sorriso rinnovato. Sa bene che la direzione presa è quella giusta, anche se non significa che la vetta sia raggiunta! Meraki continuerà a lavorare sodo per portare ancora più serenità al suo personale e alle persone che aiuta; troverà risposte sempre più precise e personalizzate per chiunque si rivolgerà a lei; si adopererà per innovarsi ancora. Perché d’altronde cos’altro è il cambiamento se non il voler fare sempre di più assieme alle persone?
Per questo nuovo anno, allora, auguro a tutti voi di incontrare la meraviglia del cambiamento, quello sano, generato per migliorare le proprie condizioni e quelle della comunità.”
Paola Merlini
Una giovane donna e il suo racconto di Natale
“…nonostante queste paure, in fondo a quella sensazione di smarrimento, di debolezza, c’è una speranza, che, se pur fragile, continuava a sopravvivere. Ogni atto di gentilezza, ogni momento di ascolto, dà una possibilità di ricostruire e di accettare ciò che è stato distrutto da qualcun altro.”
Così si conclude la storia di una giovane donna, anni 18, arrivata da qualche mese nella nostra comunità, a cui una mattina di dicembre ho chiesto di scrivermi un racconto per Natale. “E per quanta strada ancora c’è da fare…amerai il finale” è il titolo della storia, della sua storia. E in ogni sua parola si ritrova il senso profondo del nostro lavoro di cura.
Marco Mantovani
A Roma per il premio sul lavoro inclusivo
“Quella che è sicuramente una storia da raccontare riguarda la Visita di Roma fatta con Mauricio Josè Hernandez in occasione della consegna del premio UNHCR Welcome 2023. Nelle poche ore a disposizione prima della cerimonia abbiamo percorso circa 15 km a piedi. In questo cammino Josè – che non era mai stato a Roma – ha potuto ammirare le cose più belle e significative della città. Quando siamo passati davanti a San Pietro per Josè l’emozione è stata forte, pur non essendo cattolico a differenza della madre, davanti a cotanta “imponenza” visibilmente emozionato ha videochiamato appunto sua madre (rimasta in El Salvador) la quale non riusciva a credere che il figlio si trovasse davanti alla “casa del Papa”….pensava fosse uno scherzo! Questa scena ricca di umanità ed emozioni mi ha lasciato un segno, un qualcosa dentro che difficilmente scorderò”.