In fabbrica e tra donne, i gruppi di parola del progetto Fami. Bianchera: “Utili a migranti e operatori”

 

“L’ineffabile bellezza del racconto”. È questo il titolo del libro scritto da Luciana Bianchera, Responsabile dell’area scientifica e della formazione presso Solco Mantova, con Rachele Bertelli e Susanna Lanzi e che verrà presentato nella sede di Solco Mantova il 23 febbraio alle ore 16. Una presentazione che coinvolgerà le co-autrici e l’Equipe Etnoclinica, una squadra interistituzionale che avrà modo di farsi conoscere nel corso dell’incontro.

L’ineffabile bellezza del racconto è uno scritto nato come resoconto del progetto su percorsi di autonomia delle persone che godono di protezione internazionale, denominato FAMI PARTI (ne abbiamo parlato qui), che ha unito i territori di Mantova, Cremona e Monza. Ed è poi il frutto di anni di sperimentazione di gruppi di parola degli ospiti dei Centri di Accoglienza Straordinaria. Contiene, quindi, una breve presentazione del progetto, dei cenni teorici sui “gruppi di parola”, materia su cui Luciana Bianchera si concentra in quanto ricercatrice etnoclinica e il racconto dei gruppi di parola utilizzati come metodo per favorire percorsi di autonomia durante il percorso del FAMI.

Uno dei gruppi di parola descritti è quello in fabbrica. “Nel mantovano, abbiamo facilitato l’inserimento lavorativo di migranti all’interno della fabbrica Belleli, dove poi ci hanno permesso di introdurci per corsi di alfabetizzazione e, successivamente, per realizzare i gruppi di parola. Un momento utile per confrontarci sul tema del lavoro e sulle diverse idee del lavoro derivanti dal paese d’origine”, racconta Luciana. Un altro è il gruppo di donne e madri a Cremona. “Di solito dividiamo uomini e donne. Nell’ambiente fabbrica non è avvenuto, a Cremona sì. Durante i gruppi di parola hanno parlato di genitorialità, di cosa vuol dire essere donne e di cosa significare fare le madri. E’ emersa la volontà di capire come farcela da sole, essere autonome”, continua.

Centrale nel libro e nei racconti durante i momenti gruppali è il tema del viaggio. Un argomento da cui deriva l’aggettivo ineffabile del titolo. “Ci sembrava il termine migliore per descrivere un viaggio traumatico, ma anche pieno di potenziale conoscenza di mondi diversi e lontani. Causa di racconti belli e imperdibili, ma anche misteriosi e dolorosi”. Dai discorsi emerge la perdita di una casa vissuta intimamente, invece che condivisa con sconosciuti e lo straniamento dato dal cambio di paesaggio. “Abbiamo chiesto delle immagini che evocassero il loro viaggio. Dalle parole dei migranti emergono termini come casa, cibo, salute mentale e ambiente. Ciò che li circonda, paesaggio, clima e alimenti sono infatti molto diversi dai loro luoghi di origine dei quali sentono la nostalgia”.

I gruppi di parola sono una metodologia efficace per prevenire la depressione post-traumatica dei soggetti migranti e per permettere loro un tempo di sosta tra la nostalgia del paese di origine e l’inizio dei processi di integrazione nel nostro paese. Nel gruppo di madri è emerso come strumento per “offrire una rassicurazione a donne anche di necessità celate, ma intravedibili”. Ma sono anche un mezzo utile agli operatori sociali e alle realtà coinvolte. Permettono infatti di conoscere e studiare come viene vissuta la gruppalità e di consolidare i rapporti tra colleghi. “Grazie a questi progetti si è consolidata la relazione tra Solco Mantova e Solco Cremona. Riusciamo a pensarci come uno la continuità dell’altro, soprattutto su temi come la formazione e i migranti”, conclude Luciana.