Ragazzi delle medie in ‘famiglie separate’, i gruppi di Parola del Cerchio: “Così i figli sono protagonisti del cambiamento”

 

Il gruppo come luogo di scambio reciproco, ma anche di auto-riflessione. E’ questo che stanno riscoprendo le due specialiste che co-conducono i gruppi di parola organizzati dalla coop socia Il Cerchio nell’ambito del Progetto HUG. Sono, infatti, la dr.ssa Silvia Furregoni e la dr.ssa Alice Cigoli che, per la prima volta insieme, stanno conducendo i 4 incontri dedicati ai ragazzi delle scuole medie che in famiglia stanno vivendo l’esperienza della separazione. “Da una parte ogni partecipante avverte una certa sensazione di similarità con gli altri. Dall’altra la soggettività di ognuno viene riconosciuta, rispettata e si arricchisce”, raccontano le specialiste.

Il gruppo di parola funziona soprattutto perché è uno spazio transizionale. Infatti, il coinvolgimento dei ragazzi permette di sviluppare l’adattabilità necessaria al cambiamento del contesto familiare. “Con il gruppo, il figlio diventa protagonista del cambiamento, consapevole e partecipe delle scelte familiari che stanno ridisegnando la famiglia”, continua la dottoressa Cigoli, psicoterapeuta sistemico-relazionale e mediatrice familiare. Non è la separazione in sé ad essere “traumatizzante”, ma tutto ciò che ruota attorno. Si tratta di fattori determinanti come l’età al momento della separazione, il genere, l’intensità, la durata del conflitto tra i genitori e l’allontanamento. Così, è nel gruppo di parola che i ragazzi trovano il modo di adattarsi ai cambiamenti con un modello organizzativo che li rende soggetti attivi. “Tutti i recenti studi in corso dimostrano che un bambino coinvolto in un’organizzazione relazionale come quella dei gruppi di parola, sarà poi in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti derivanti dalla rottura genitoriale”, specifica la dottoressa Furregoni, psicoterapeuta sistemico-relazionale.

Il progetto sta funzionando e al termine dei 4 incontri (21 dicembre 2021), i ragazzi scriveranno una lettera condivisa. “I ragazzi stanno rispondendo bene e il meccanismo della condivisione funziona. Quindi, l’idea è di ampliarlo nei prossimi anni in altri contesti, come Casalmaggiore”, conclude la dottoressa Furregoni.

Con attenzione al presente dei ragazzi e uno sguardo al loro futuro. “I bambini – concludono le due specialiste – non reagiscono nello stesso modo di fronte alla disgregazione della famiglia. Il Gruppo di parola è uno spazio transizionale tra un prima e un dopo da costruire che si inscrive in un progetto di prevenzione primaria per la continuità dei legami familiari, ma anche intergenerazionali. Infatti, permette a ciascun figlio di inscriversi in una storia familiare affinché un giorno possa, a sua volta, costruire un’altra famiglia portatrice di legami.”