I ragazzi delle comunità di Varietà: anche loro sono eroi!

 

I ragazzi più grandi hanno inventato il gioco del “Quizzettone”. Quelli più piccoli si sono cimentati, insieme agli educatori, nel “FieverFactor”, una vera e propria gara canora con tanto di giuria, votazioni e cavalli di battaglia. Alle comunità terapeutiche riabilitative di neuropsichiatria infantile e adolescenziale della Cooperativa Varietà hanno trascorso anche così il periodo di “isolamento forzato” dovuto all’emergenza coronavirus. E ora che, con la massima cautela a tutela di ragazzi e operatori, si sta ragionando sul graduale ritorno alla normalità, le responsabili si guardano indietro e dicono: “Anche i nostri ragazzi sono degli eroi!”.

“Appena c’è stata la notizia dei primi contagi, per tutelare i ragazzi, abbiamo deciso di interrompere gli incontri con i genitori, i rientri a casa, le uscite”, racconta Paola, responsabile della comunità di via Bonomelli in cui vivono 10 ragazzi tra i 15 e i 18 anni. “Ho dato io la comunicazione in comunità – continua – e subito non l’hanno presa bene, poi invece hanno capito”. “La prima reazione è stata quella della rabbia – aggiunge Ramona, responsabile della comunità dei “più piccoli” (10 ragazzi dagli 8 ai 14 anni) – Il distacco dai genitori, non poterli vedere dal vivo ma solo attraverso le videochiamate, ha rappresentato sicuramente una grande sofferenza”.

I bambini e i ragazzi delle due comunità solitamente frequentano la scuola e, in questo periodo di isolamento, hanno dovuto approcciarsi alla didattica a distanza. Alternandosi a turno ai computer a disposizione. “Per i nostri ragazzi – spiega Ramona – seguire le attività didattiche cosi, in modo totalmente decontestualizzato e senza il gruppo classe, è molto faticoso. Tutti si sono impegnati, qualcuno ha mollato purtroppo…”.

Per il resto del tempo, i ragazzi sono stati impegnati in attività sportive all’aria aperta negli spazi del Civico81, laboratori espressivi e creativi, cineforum, giochi didattici organizzati dagli educatori. “Abbiamo fatto anche giardinaggio”, racconta Paola. E per condividere i comportamenti corretti da tenere, hanno realizzato dei cartelloni con le regole principali, per esempio sulle distanze da tenere o sul lavaggio delle mani. Ovviamente, non si sono mai fermate le attività di psicoterapia, fondamentali – come tutto il lavoro fatto in equipe – per la tenuta di ragazzi e operatori in questo periodo difficile.

“Per spiegare loro cosa stava accadendo – dice Paola – abbiamo raccontato semplicemente la verità e abbiamo insistito sul fatto che occorreva e occorre comportarsi in un certo modo per non mettere a rischio se stessi e le proprie famiglie”. “All’inizio qualcuno ha detto che era una truffa, altri che saremmo morti tutti – racconta Ramona – Abbiamo utilizzato anche i telegiornali e i video ufficiali delle istituzioni per far vedere che era tutto reale, purtroppo, e per condividere con loro le disposizioni”.

“I ragazzi sono stati bravissimi – conclude Paola – Si dice giustamente di medici e infermieri, ma anche loro sono degli eroi. Non è semplice per nessuno essere privati delle proprie abitudini e delle proprie libertà, per loro è ancora più difficile. Ci sono stati momenti di tensione, come in tutte le case credo, ma hanno retto bene”. “Ero preoccupata – confessa Ramona – Abbiamo chiesto a questi ragazzi uno sforzo non indifferente: stare lontano dai genitori, dagli amici, dai compagni. Rinunciare alla scuola, allo sport. Sono stati bravi e hanno imparato che si può esprimere affetto e presenza non solo con baci o abbracci, ma anche preparando il panino a tutti gli altri per fare merenda o ascoltando insieme una storia”. A distanza ma vicini, comunque.