Il Presidente Cgm Bruno: “Solo ricomponendo i pezzi, possiamo insieme tornare ad innovare”

 

Il nostro Consorzio fa parte del Gruppo Cooperativo Cgm, fondato nel 1987 per mettere in rete e valorizzare le cooperative sociali di tutta Italia. A gennaio Cgm ha iniziato un tour su tutti i territori dal titolo “Ricomporre per innovare”, un percorso di incontri con i consorzi e le cooperative per ascoltare, confrontarsi e progettare le linee strategiche di sviluppo futuro. La prima tappa è stata proprio la Lombardia. Ne abbiamo parlato con il Presidente Giuseppe Bruno che ringraziamo per la disponibilità e per la collaborazione.

Cgm è una tra le più grandi imprese sociali a rete in Italia con 800 cooperative e imprese sociali e oltre 50mila persone che lavorano. Perché, proprio nel 2021, ha deciso di ripartire dai territori con un webtour?

Dopo un anno come quello appena trascorso, il tessuto economico e sociale delle nostre comunità è inevitabilmente cambiato. Partire da quello che eravamo prima della pandemia, da come ci eravamo lasciati, non poteva avere senso nell’ottica di progettazione e condivisione del futuro post Covid della cooperazione. Ecco perché, dopo che sono state stese le linee guida del piano di impresa, con i consiglieri di amministrazione abbiamo deciso di individuare dei momenti di scambio e ascolto dei bisogni dei territori, dei consorzi e delle cooperative e imprese sociali.

Cosa è emerso dal momento di ascolto e confronto con le cooperative e i consorzi lombardi?

La pandemia è stata per noi un forte acceleratore: ha portato all’emersione di nuovi bisogni nelle strutture e nell’organizzazione dei consorzi e cooperative. Ciò che si conferma, anche nel territorio lombardo, è la necessità di fondi con cui sostenere la filiera del lavoro e l’inserimento di nuove risorse: sia nuove generazioni che persone in condizioni di fragilità. I soci della Lombardia hanno rimarcato inoltre la duplice identità della regione: metropolitana e provinciale. Per questo motivo occorre considerare sia la complessità della città metropolitana, stabilendo relazioni proficue con la politica e la pubblica amministrazione, sia le realtà periferiche e più interne, che per noi rappresentano spesso luoghi generativi di idee innovative.

Quale è l’analisi del ruolo della cooperazione pre e post covid?

La pandemia ha segnato il punto di non ritorno per ognuno di noi, ma ha innescato anche una trasformazione nel singolo e nella società. Nella rete di consorzi e cooperative della rete CGM ci stavamo scontrando, prima del 2020, con il depotenziamento del ruolo dei consorzi in alcuni territori e di contro con la crescita disomogenea delle realtà cooperative. Ma durante il caos le imprese sociali e i consorzi hanno saputo garantire con competenza e perseveranza i servizi alla comunità, dimostrandosi consapevoli delle proprie capacità e dell’importanza di ridefinire insieme delle risposte e ripartire dalle comunità stesse per ricostruire la società. Solo ricomponendo tutti i pezzi, anche quelli dimenticati, possiamo insieme tornare a innovare.

Quali dunque gli elementi essenziali per la costruzione del piano di impresa dei prossimi cinque anni?

Ci scontriamo ogni giorno con cambiamenti di ordine sociale, politico, economico ed imprenditoriale che non possiamo prevedere e prevenire nella loro evoluzione. Ciò di cui però siamo certi è l’importanza e la necessità di risposte ai bisogni delle comunità, ora ancor più eterogenee e fragili. Proprio in questi luoghi cooperative, imprese sociali e consorzi diventano catalizzatori di un benessere condiviso, garantendo un welfare che faciliti connessioni intersettoriali e una prossimità reale, concreta. Essenziale è quindi riportare il motore dello sviluppo nei nodi territoriali della rete, accompagnando le realtà cooperative verso una nuova visione di economia del territorio e della comunità, e sostenere la capacità di integrazione e coesione della rete, facendo forza sulle diversità.

Il binomio tradizione e innovazione sembra essere la chiave. La sfida è tenere insieme radici territoriali e rivoluzione digitale?

Assolutamente si, ricordando che la tecnologia è solo il mezzo per raggiungere gli obiettivi, non il fine stesso della rivoluzione digitale. In questi mesi le imprese cooperative hanno mostrato la loro solidità: sono state in grado di migliorarsi e trasformare i propri servizi per garantire il benessere sociale della comunità. Ne sono un esempio i consorzi, come Sol.Co Cremona, e i territori che hanno adottato e personalizzato welfareX ®, il sistema di welfare di territorio nata da CGMoving. Ecco un esempio di come uno strumento digitale possa efficientare aggregandola la tradizionale offerta dei servizi di welfare sul territorio, riuscendo anche a rafforzare il legame tra Terzo Settore e amministrazioni pubbliche locali.

Quali sono le proposte sul tema dei fondi?

La transizione e l’innovazione hanno senso solo se sono inclusive, sostenibili, coerenti con l’assetto comunitario che le accoglie. Pensiamo quindi ad un programma strategico sartoriale, che valorizzi l’esistente e gli dia slancio per il futuro, ma sempre nel solco della sostenibilità. Le risorse, fondamentali, devono essere orientate ad uno sviluppo duraturo quindi e non “a pioggia” nel caso di risorse di emanazione pubblica e soprattutto coprogrammate con gli attori territoriali. Inoltre, l’impresa sociale deva attuare un processo di necessaria evoluzione per attrarre risorse economiche di altra natura od anche attuare azioni consapevoli per nuovi investimenti utilizzando anche risorse a debito.