“La verità è che anche a noi mancano i loro abbracci”. La ripartenza dei centri disabili di Santa Federici

 

“La verità è che anche a noi mancano i loro abbracci”. Lo dice con un filo di commozione Cristina Cirelli, responsabile del centro diurno e del centro socio educativo della Santa Federici che, piano piano e seguendo tutte le disposizione anticontagio, hanno ripreso le attività. Si tratta di due strutture a Casalmaggiore dedicate a persone con disabilità dai 18 ai 64 anni, gravi e gravissime al centro diurno e medio gravi al centro socio educativo. “Rivedere i ragazzi rientrare nei nostri spazi è stata una grande emozione. Loro avevano voglia di ricominciare e anche per le famiglie è un bel sollievo, anche se non li abbiamo mai lasciati soli”, dice Cristina.

Nel periodo del lockdown per tutte le famiglie la Cooperativa ha attivato un accompagnamento in remoto. “Grazie ad una raccolta fondi e all’aiuto di alcune ditte del territorio – spiega Cristina – siamo riusciti a dotare tutti di tablet e connessioni. Abbiamo realizzato video tutorial per proporre ai ragazzi delle attività, abbiamo organizzato delle videochiamate per rimanere in contatto e aperto una chat con le mamme con aggiornamenti quotidiani e la disponibilità di colloqui con la nostra psicologa”.

Poi, in condivisione con Ats Valpadana, la Santa Federici ha deciso di ripartire con entrambi i centri. Le attività sono state riadattate alla situazione, modificando orari e protocolli, aumentando il personale (per rispettare il rapporto educatore/utenti previsto dalle normative), ampliando gli spazi, implementando le attività all’aperto, riorganizzando i trasporti. “Abbiamo fatto tamponi a tutti, utenti e operatori – continua Cristina – Abbiamo sanificato gli ambienti, abbiamo ridotto gli orari per garantire la frequenza, abbiamo dotato gli operatori di tutti i dispositivi di protezione e adottato protocolli a seconda dei ragazzi perché c’è chi può indossare mascherina e mantenere la distanza e chi non può farlo, abbiamo riorganizzato i trasporti perché non possono stare in più di tre sui pulmini…insomma un lavoro enorme!”.

“I ragazzi – spiega Cristina – fanno fatica a mantenere il distanziamento. La relazione e l’affettività sono fondamentali nel nostro lavoro e stiamo soffrendo molto. La considero una battaglia dura anche per noi operatori perché la verità è che anche a noi mancano i loro abbracci. Quando un ragazzo che non riesce a comunicare ti guarda con gli occhi spalancati come dire ‘spiegami perché è così’ ti si stringe il cuore. Fondamentale è il lavoro che stiamo facendo sulla comprensione della situazione, utilizzando storie, simboli e segnali cerchiamo di spiegare loro i comportamenti da tenere e i motivi, e di far capire che comunque ci siamo”.

La situazione ha richiesto di implementare le collaborazioni esterne per le attività. E allora ecco che a piccoli gruppi i ragazzi hanno ripreso la pet therapy con l’Associazione Play Dog Mileo, l’onoterapia al Centro Natura Amica di Gussola, l’attività sportiva grazie alla sinergia con una società sportiva del territorio che ha messo a disposizione campi e spazi. “In questa situazione drammatica – dice la referente dei centri per disabili della Santa Federici – siamo riusciti anche a concretizzare delle idee che avevamo già in testa, come quella di portare i ragazzi a pescare ed è una cosa positiva di questa grande riorganizzazione”.

“Alla fine sono soddisfatta di come abbiamo reagito – conclude Cristina – La nostra equipe è eccezionale, insieme abbiamo fatto scelte importanti e nessuno si è mai tirato indietro. Abbiamo messo in campo competenze e passione. La fatica è tanta ma poi quando vedi negli occhi dei ragazzi e delle famiglie la felicità di riprendere la quotidianità, anche se in maniera diversa, è davvero una botta al cuore! Piano piano stiamo risalendo, ci stiamo riprendendo insieme ai ragazzi e alle famiglie la nostra normalità”.