Obiettivo 13, Un filo pazzesco: “La nostra moda è contro i cambiamenti climatici”

 

Un filo pazzesco è l’esperimento della coop. Gruppo Gamma nato come laboratorio per il Centro Diurno e che si sta consolidando come un vero e proprio progetto di impresa sociale dalle grandi potenzialità. È una sartoria sociale che ha fatto una scelta sostenibile, avendo come pilastro fondante il riciclo. Una scelta fondamentale e utile per l’obiettivo 13 dell’Agenda 2030: “Adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le loro conseguenze”. L’industria della moda, infatti, secondo i dati dell’Università di Padova, produce dall’8% al 10% di tutte le emissioni globali di CO2. Il Filo Pazzesco è sicuramente un buon esempio su come ridurre queste emissioni.

Ne abbiamo parlato con Vanessa Corazza, che coordina il laboratorio. Quando gli indumenti usati donati ai negozi di seconda mano Vesti&Rivesti rimangono invenduti diventano materia prima della sartoria. “La nostra attività permette una riduzione sensibile dagli scarti tessili e una ri-immissione nel circuito della moda e accessori senza ripassare dal via. Così vecchie t-shirt si sono reinventate in gonne variopinte”, racconta. Per far conoscere sempre di più l’attività e “toccare con mano” cosa avviene nel laboratorio, vengono organizzate delle iniziative chiamate “Porte Aperte”. Si tratta di giornate in cui i visitatori esterni possono assistere alle attività dei ragazzi, partecipare portando i propri capi da rielaborare con noi e acquistare capi unici firmati Un filo pazzesco. “L’attenzione dei nostri concittadini su queste giornate sta crescendo e nuovi avventori stanno popolando la sartoria!”, dice Vanessa.

Lato globale, cosa può fare il settore della moda per abbracciare l’economia circolare? “Le scelte che può fare l’industria della moda – continua Vanessadevono sicuramente andare in questa direzione: l’utilizzo di materie prime sostenibili e una buona politica di riciclo da affidare direttamente ai negozi di vendita al dettaglio. Magari, prevedere il ritiro dell’usato a fronte di incentivi, promuovere campagne di forti ribassi sull’invenduto, e un controllo a monte sulla produzione che preveda, perché no, dei capi base che possano via via reinventarsi.” Ma anche lato clienti si può contribuire. “Io stessa in prima persona mi identifico in una cliente che attua scelte sostenibili: da anni compro quasi esclusivamente abiti ed accessori di seconda mano frequentando mercatini del riuso e negozi dello stesso genere“, aggiunge Vanessa.

Un filo pazzesco proseguirà con le sue attività intensificando la sua presenza sul territorio. Sarebbe bello che un giorno guardando un capo rielaborato fosse subito riconoscibile il nostro tocco Pazzesco!”, conclude.