Scuola, gli educatori Sap di Santa Federici in classe con bimbi e ragazzi: “Il nostro servizio ancora più indispensabile”

 

Hanno iniziato il 7 settembre nelle scuole primarie e il 14 in tutte le altre. Anche loro c’erano, tra bambini e ragazzi, allo strano “primo giorno di scuola” di questa era covid. Sono gli educatori del Servizio di assistenza scolastica (Sap) della Santa Federici. Una squadra di 15 professionisti coordinati da Francesca Decò, a supporto di 34 minori con disabilità e delle loro famiglie, da Piadena a Casalmaggiore. “Mai come quest’anno le nomine degli insegnanti di sostegno stanno tardando – spiega Francesca – e in questa precaria situazione la figura dell’educatore è diventata ancora più indispensabile. Siamo una delle poche certezze nelle scuole!”. Aspettando l’arrivo di molti insegnanti di sostegno, il servizio Sap è già entrato a pieno regime. “Abbiamo fatto i colloqui con gli assistenti sociali e le famiglie – spiega Francesca – Poi, nel primo mese e mezzo della scuola, facciamo un’attività di osservazione e valutazione con strumenti affinati in questi anni di esperienza sul campo. La nostra è una presa in carico globale dei bambini e dei ragazzi, anche riferita al contesto classe. A fine ottobre, poi, redigiamo un progetto che guarda al minore nella sua complessità, di solito insieme all’insegnante di sostegno. Abbiamo deciso che questo cronoprogramma verrà comunque rispettato!”.

“All’inizio – continua la responsabile della Santa Federici – abbiamo avuto un po’ di fermento per i protocolli anticontagio. Abbiamo rimodulato la nostra attività in funzione delle caratteristiche dei minori e delle scuole. Per esempio abbiamo organizzato l’orario dell’educatore in base alla capienza dell’aula, abbiamo tenuto lo stesso educatore su un unico plesso per più minori, abbiamo adottato specifiche disposizioni per la protezione individuale, ad esempio il cambio dei vestiti o l’adozione anche della visiera quando necessario, abbiamo individuato spazi specifici alternativi all’aula per i momenti in cui i piccoli non reggono più il contesto classe. In tutti i casi, alla fine, siamo comunque riusciti ad arrivare ad una mediazione con gli istituti, per la continuità e l’efficacia del servizio e per la tutela della salute di tutti”.

E i bambini? “Ci siamo stupiti della loro enorme capacità di adattamento – dice Francesca – Sicuramente avevano voglia di rientrare a scuola. Molti di loro da febbraio non hanno frequentato altri contesti, oltre quello domestico. Erano tutti molto contenti e hanno fatto emergere punti di forza molto importanti. Anche le famiglie, pur nelle preoccupazioni legittime, aspettavano l’inizio della scuola. Nonostante tutto, tra mille difficoltà ed incognite, siamo partiti e stiamo procedendo…”.