Un anno di Sharewood: 80 ragazzi e sinergie con la psichiatria per una falegnameria sociale che costruisce legami

 

Sharewood non è solo una falegnameria sociale. E’ un luogo accogliente e un punto di incontro.

Da un mesetto, due ragazzi, originari del Bangladesh, frequentano la falegnameria con il desiderio di ampliare le loro conoscenze per poi trovare lavoro. “Uno di loro pensa già molto prima di agire, mentre il secondo è più un ragazzo abituato ad eseguire gli ordini. Vorrei che imparassero a usare la testa”, racconta Nico, operatore Nazareth e referente del progetto Sharewood. “Sottovalutano la pazienza. Molte volte, quando credono di saper già fare, li lascio costruire una cassetta in legno in autonomia. Alla fine, gli mostro concretamente le differenze tra quella che hanno costruito di fretta e una già realizzata con più attenzione ai dettagli”, continua Nico.

L’obiettivo della falegnameria sociale è soprattutto quello di misurarsi in un contesto lavorativo, sviluppare le soft skills e imparare la lingua. “Per me il laboratorio in falegnameria è importante perché imparo i materiali usati in Italia e la lingua per poi cercare lavoro”, commentano i due giovani del Bangladesh con l’aiuto di un mediatore linguistico. La falegnameria li aiuta a capire cosa li aspetta nel mondo del lavoro in Italia, anche grazie alla collaborazione con l’Agenzia del lavoro Mestieri Lombardia.

“Dopo qualche settimana in falegnameria, incontreranno i professionisti di Mestieri per capire quali sono le loro competenze e poterli indirizzare verso un impiego piuttosto di un altro”, continua Nico.

 

Dai minori stranieri alla psichiatria: in falegnameria legami che crescono

La falegnameria è nata un anno fa da un bisogno. Noi, con il Centro Giona della Cooperativa Nazareth, accogliamo i minori SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) e volevamo offrire loro un contesto in cui misurarsi per valorizzare alcune loro competenze già acquisite nel paese d’origine”, spiega Giulia, responsabile del Centro Giona.

Dall’idea iniziale, il target si è inaspettatamente ampliato. Si compone anche di adulti e ragazzi di altre realtà cremonesi che la trovano un ottimo spazio di confronto. “Chi entra capisce subito come sia un luogo dove creare rapporti, oltre che imparare un mestiere. Così, la falegnameria si è aperta anche agli esterni”, racconta Nico.

Vi portiamo un po’ di numeri. Nel primo anno di attività, sono passati dalla falegnameria 63 minori stranieri non accompagnati, 8 ragazzi inseriti attraverso progetti di tutela minori, tra cui ragazzi dal progetto Cr_Wave e Outsiders e 9 adolescenti delle scuola scuola secondaria di primo grado dal progetto «Scuola, spazio di legalità» in collaborazione con la Prefettura di Cremona e il servizio di EDT. Per un totale di 80 ragazzi passati dalla falegnameria.

“Ci siamo stupiti anche del target psichiatria, con adulti e giovani provenienti dal Centro Diurno della Cooperativa Gamma. Ciò ha rappresentato un valore aggiunto per la creazione di rapporti all’interno della falegnameria”, aggiunge Giulia. La vicinanza fisica con la Sartoria Sociale “Un filo pazzesco”, nuovo progetto del Gamma, ha anche portato la presenza femminile in falegnameria. Questo ha comportato il bisogno di una figura che seguisse la parte più legata a decorazioni in legno che si è concretizzata nella figura di Pepa (scopri chi è) lo scorso anno e in Margot (ragazza del Servizio Civile di Giona) quest’anno.

Una varietà di persone, esperienze e storie che si intrecciano creando un luogo che è prima di tutto uno spazio in cui costruire legami, coltivare relazioni e sviluppare le competenze trasversali che il mercato del lavoro richiede.

 

 

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