Tra vocali, Zoom e didattica a distanza. Ora i ragazzi digitali hanno bisogno di realtà

 

Chi sarà la prima persona da abbracciare quando finirà tutto? “La mia ragazza”, “La mia migliore amica”, “Mia madre”, “Non abbraccio nessuno al di fuori della mia casa”, “I miei nonni”, “Saranno gli abbracci più importanti e più belli”, “Spero che non sarà più un problema dare la mano ad un amico”.

Qualcuno l’hanno coinvolto attraverso i vocali di whatsapp con un progetto di interviste su come stavano vivendo l’isolamento forzato. Qualcun altro con una proposta che sfruttava le immagini Instagram per rappresentare la quotidianità della quarantena. Altri con videochiamate individuali o di gruppo su Zoom o, per quanto riguarda le attività scolastiche, attraverso piattaforme dedicate alla didattica a distanza. Altri ancora, in casi davvero particolari, con momenti specifici e in sicurezza di incontro in presenza. E, per aiutare i ragazzi nella quotidianità, sono stati prodotti anche video tutorial su come rifarsi il letto o farsi la mail di istituto per accedere ai programmi della scuola.

Come si continua a mantenere il rapporto con preadolescenti e adolescenti, soprattutto quelli che vivono in situazioni di fragilità, ai tempi del coronavirus, con le scuole chiuse e i servizi dedicati a loro fermi o ridotti? “Rimodulando le attività e mettendo in campo strumenti nuovi”, spiega Roberta Ravani, responsabile dell’area ragazzi della Cooperativa Cosper che gestisce un centro diurno per ragazzi, doposcuola in varie realtà, progetti di educativa territoriale e di tutela (Assistenza Domiciliare Minori e penale minorile).

Una parte importante del lavoro è stato quello di ripensare i servizi integrativi scolastici. “Era fondamentale continuare ad accompagnare i ragazzi nella scuola – dice Roberta – Abbiamo utilizzato e continuiamo ad utilizzare una piattaforma specifica on-line che consente di ricevere materiale didattico, correggerlo, riconsegnarlo e anche comunicare in tempo reale tramite chat”. Ma prima dell’attività vera e propria, è stato necessario “riconnettere i ragazzi al mondo della scuola”. “Abbiamo fatto un lavoro preliminare di segreteria sociale per allineare le famiglie dal punto di vista tecnologico, dando una mano per esempio con le richieste degli strumenti in comodato d’uso o con l’apertura di caselle mail per poter accedere alla didattica a distanza”. 

“Qualche ragazzo che viveva in modo problematico il rapporto con la scuola, nella modalità a distanza si è riavvicinato alle attività didattiche mettendo in campo risorse inaspettate – racconta Roberta – Qualcun altro si è accomodato e allora il lavoro è stato quello di stimolarlo di nuovo”.

Fondamentale è stato il mantenimento della socialità. “Gli operatori – continua Roberta – hanno organizzato videochiamate in microgruppi con Zoom per consentire ai ragazzi di parlare tra loro della vita quotidiana e confrontarsi su cosa stava accadendo. Hanno organizzato anche dei veri e propri momenti di aggregazione virtuale, in particolare per i preadolescenti, con quiz e giochi di memoria che hanno coinvolto i ragazzi in gruppi più estesi. C’era e c’è tanta voglia di connettersi per parlare non solo di compiti…”.

La fase 2 dei servizi per preadolescenti e adolescenti è un misto di reale e digitale. “Abbiamo mantenuto attivi alcuni servizi nella forma on-line e stiamo piano piano riprendendo alcune attività in presenza in sicurezza, per esempio per la preparazione degli esami di terza media coinvolgendo due ragazzi ogni volta. E nel frattempo, c’è il lavoro sui centri estivi che riguardano anche i ragazzi e che stiamo ripensando secondo le linee del Ministero e della Regione”.

Nel frattempo qualcuno è rimasto indietro. “C’erano alcune situazioni di ragazzi e famiglie a rischio isolamento sociale che con questa emergenza lo sono diventate davvero. Il grande lavoro ora, in questi casi, è quello del recupero della dimensione reale, del contatto concreto, del riaggancio con la realtà“.

Tracce dalla Quarantena con whatsapp

20 ragazzi tra i 16 e i 21 anni che frequentano la “ciclofficina sociale” nel piazzale della stazione degli autobus, di provenienze diverse, alcuni studenti, altri lavoratori precari, altri ancora inoccupati, rispondono a 11 domande su come hanno vissuto la quarantena. Le interviste sono state realizzate tramite i vocali whatsapp. Gli stati d’animo dei ragazzi, la responsabilità verso gli anziani, popolazione più a rischio, le strategie messe in campo per affrontare la situazione, il rapporto con le regole, la mancanza del gruppo di amici, i temi della morte e della noia, la voglia di normalità. Uno spaccato interessante e in “viva voce” di come questi ragazzi hanno vissuto l’emergenza.

ASCOLTA LE INTERVISTE E L’ANALISI DEGLI OPERATORI

Officina_quarantena su Instagram

Anche Instagram è stato strumento di relazione con i ragazzi durante la quarantena con un progetto di raccolta e pubblicazione di immagini realizzate da ragazzi e operatori per rappresentare la propria quotidianità in condizione di isolamento forzato.

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