Lavoro, infanzia, anziani, rigenerazione di spazi collettivi: la direttrice Voltolini spiega i “progetti impact” di Cgm per il 2021

 

Dopo la chiacchierata con il Presidente Cgm Giuseppe Bruno (che potete leggere qui), entriamo nel merito dei progetti del Gruppo Cooperativo Cgm per l’anno 2021. Su questi progetti, il gruppo – a cui il nostro Consorzio partecipa – sta portando avanti riflessioni e confronti nell’ambito di un tour tra i territori, denominato “Ricomporre per innovare”, attualmente in corso. Ne abbiamo parlato con Anna Voltolini, direttrice del Gruppo Cooperativo Cgm.

Dott.ssa Voltolini, novità del 2021 sono i progetti impact. Cosa sono e quale è il loro obiettivo?

Sono progetti proposti e costruiti attorno alle sfide sociali che riguardano alcuni dei principali ambiti di attività di CGM e della rete. “Impact” perché l’obiettivo è di mettere in atto azioni e processi trasformativi, in grado di innescare un cambiamento e benefici duraturi non solo nelle modalità di sviluppo progettuale e di intervento sul territorio in risposta a bisogni delle comunità, ma anche nelle modalità di organizzazione e di definizione delle strategie di medio-lungo periodo delle cooperative e imprese sociali.

Nell’attuale crisi, il tema lavoro è centrale. Come si inserisce tra i vostri progetti impact? 

Tra le nostre linee strategiche il lavoro occupa un posto di primaria importanza. La sfida dei prossimi mesi sarà potenziare il raggio d’azione dell’inclusione lavorativa: la crisi in atto farà sicuramente emergere una domanda molto forte, che andrà oltre le categorie di svantaggio codificate, lambendo fasce di popolazione più ampie. Per questo motivo i progetti impact mettono a fuoco l’obiettivo di potenziare la capacità di risposta dei vettori specializzati della rete, le agenzie regionali Mestieri e Cooperjob, sperimentando una maggiore integrazione degli strumenti, rispettivamente PAL e somministrazione, attuando strategie di convergenza e collaborazione per quanto riguarda il posizionamento verso il mercato privato e verso gli attori della PA. Sempre in tema occupazione, ma in questo caso nella prospettiva delle cooperative d’inserimento lavorativo, puntiamo alla creazione di un programma di innovazione aperta che porti a maturazione le sperimentazioni messe in atto negli anni scorsi attraverso percorsi di capacity building, allo scopo di incrementare l’impatto economico e sociale di queste imprese, accompagnando l’individuazione di nuovi segmenti di mercato attraverso la collaborazione con settori produttivi diversi e facilitando l’accesso a competenze, tecnologie e investimenti.

Educazione e infanzia: quali sono gli obiettivi dei servizi di welfare?

Per quanto riguarda l’infanzia e l’educazione, l’idea è di far leva sull’esperienza maturata all’interno della nostra comunità di pratiche dedicata in ambito welfare educativo, per intraprendere iniziative di ricerca, progettazione e modellizzazione di una filiera 0-18 anni. L’obiettivo è incrementare la capacità delle cooperative di sviluppare e rendere sostenibile un’offerta di servizi inclusiva e in grado di rispondere ai bisogni emergenti, amplificati dalla pandemia.

E sugli anziani cosa bolle in pentola?

L’emergenza sanitaria ha evidenziato anche la necessità di moltiplicare e differenziare i modelli di presa in carico delle persone anziane, sia in ambito residenziale sia nell’assistenza territoriale e domiciliare. Il nostro piano prevede un’azione anche su questo fronte, in particolare per quanto riguarda la ricerca e la sperimentazione sui nuovi modelli di cura e assistenza, focalizzando le opportunità che le tecnologie offrono per qualificare i luoghi di vita in luoghi di cura, e sui modelli di senior housing che possono configurarsi come alternativa sostenibile rispetto ai modelli tradizionali di tipo residenziale sanitario.

Altri ambiti da segnalare?

Ci sono ambiti trasversali, che impattano sulle diverse filiere, su cui lavoreremo per individuare modelli scalabili, risorse e alleanze. Ad esempio il tema della rigenerazione: recuperare all’uso collettivo spazi e beni abbandonati consente di ricostruire relazioni, processi di governance e funzioni che li riqualificano in infrastrutture sociali in cui le comunità possono riconoscersi, collaborare e trovare nuove opportunità di sviluppo economico.

Un piano ambizioso, qual è l’elemento indispensabile?

Per mettere a terra queste azioni è fondamentale fare leva sulle alleanze da consolidare o sviluppare negli “ecosistemi” che possono portare risorse, competenze, conoscenza e collaborazione su asset strategici per l’implementazione delle azioni impact: la finanza sociale e a impatto, lo sviluppo digitale e il trasferimento tecnologico, il cambiamento organizzativo, la comunicazione e il marketing.