“Ma come, la scuola è aperta?” Prove di attività scolastica outdoor al centro estivo di Cosper alla primaria Miglioli

 

“L’altro giorno è passato un signore con la nipotina e ha guardato dentro stranito. Ma come? La scuola è chiusa ma aperta, è aperta ma chiusa. Insomma cosa ci fate qui?, ci ha detto”. Ebbene sì. C’è una scuola che, come le altre, è chiusa dal 22 febbraio scorso per sospensione dell’attività didattica in presenza a causa dell’emergenza coronavirus, ma, al contrario delle altre, ha riaperto i suoi cancelli il 7 luglio per ospitare il centro estivo della Cooperativa Cosper per bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni (uno dei centri estivi del nostro progetto Solco Young, l’unico dentro un istituto scolastico). La scuola in questione si trova al Cambonino: è la primaria Miglioli dell’Istituto Comprensivo Uno, diretto da Piergiorgio Poli.

“Ritornare dentro ad una scuola dopo il periodo di lockdown sia per noi operatori, sia per i bambini e i ragazzi è stato strano. Non nascondo che all’inizio eravamo preoccupati: da una parte l’applicazione dei protocolli, dall’altra far vivere ai ragazzi questa esperienza in modo sereno e anche divertente che è il nostro obiettivo. Devo dire che sta andando tutto bene…”, racconta Daniela, referente del centro estivo di Cosper che dura fino al 14 agosto. “Ovviamente il centro estivo non è la scuola e facciamo cose diverse – continua – ma nel nostro piccolo stiamo sperimentando qualche attività scolastica fatta in modo nuovo, una sorta di didattica outdoor. Per esempio, al centro estivo c’è una parte dedicata ai compiti delle vacanze. Ecco, abbiamo spostato i banchi nel giardino, sotto le piante. Cicale a parte, si può fare!”. 

Al centro estivo i bambini e i ragazzi entrano scaglionati e con la mascherina fin dalle 8 di mattina. “Abbiamo dovuto riorganizzare anche i trasporti perché come Cooperativa ci occupiamo anche di quelli”, spiega Daniela. Poi la giornata trascorre tra giochi (all’aperto, alla giusta distanza e in piccoli gruppi), compiti estivi, laboratori musicali, espressivi e creativi (ad esempio la scuola di fumetto) e per i più grandi (che frequentano solo al pomeriggio) esperienze al di fuori della scuola come il Parco Avventura alle Colonie Padane o una sperimentazione del parkour. “Alla fine assomiglia molto di più di quello che all’inizio pensavamo al normale centro estivo – dice Daniela – La situazione ci ha spronato a ripensare alcune delle attività, prima fra tutte quella della piscina che era un classico e che al momento non facciamo. Abbiamo introdotto attività anche più “riflessive” dove è possibile cogliere l’occasione per raccontarsi in modo diverso. Anche noi operatori ci siamo dovuti ripensare, abbiamo dovuto trovare un modo nuovo di fare il nostro lavoro, di entrare in relazione con i bambini e i ragazzi”.

“I bambini più piccoli si sono adattati alla nuova formula senza particolari problemi – racconta Daniela – I più grandi avevano talmente voglia di vedersi che accettano anche proposte che non avrebbero mai accettato prima, pur di stare insieme e di fare attività fuori casa. Quelli che soffrono di più sono i ragazzi delle medie: fanno fatica ad essere in pochi e chiedono di fare esperienze diverse. Noi cerchiamo di far leva sulle loro proposte, sui loro interessi per cercare di coinvolgerli di più”. 

“Se parliamo con i ragazzi del rientro a scuola? Certo, ne parlano anche molto tra di loro – dice Daniela – Escono idee strane. Sono convinti che tanto non andranno tutti i giorni e hanno voglia, tanta, di rivedere i compagni, di tornare ad avere ritmi e punti di riferimento”. 

E a proposito di scuola…“Durante il centro estivo – conclude Daniela – ci stiamo prendendo cura degli spazi della scuola e vogliamo restituire la scuola meglio di come l’abbiamo trovata. Stiamo facendo un orto e abbiamo piantato dei fiori, i bambini e i ragazzi hanno realizzato dei mandala e li abbiamo messi in giardino perché vogliamo far vedere agli studenti che rientreranno a settembre che in questo periodo la loro scuola è stata vissuta, che li abbiamo pensati e abbiamo fatto qualcosa per loro…”.

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